L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha espresso preoccupazione per quanto concerne l’attuale crisi del Coronavirus. Questa è, oggigiorno, causa primaria nella produzione e divulgazione di numerose informazioni valide (sul piano tecnico-scientifico) accompagnate però, da un’ altrettanto consistente mole di “fake news” (ossia informazioni falsate) che danno origine al fenomeno di cd. “Obesità Mediatica”.
Esso può avere molteplici conseguenze negative sulla popolazione, in senso lato; con dannose implicazioni anche sul piano psicologico, soprattutto nei casi di eccessiva preponderanza delle informazioni “non valide”.
Pertanto, sarebbe opportuno attuare azioni di mitigation di tale rischio, che pongano l’individuo nelle condizioni di perseguire un’autentica “dieta informativa”. Tuttavia, all’aumentare del consumo delle informazioni, possono verificarsi - in maniera più accentuata - stati di ansia, rabbia o d’irritabilità, già conseguenza dell’attuale situazione di cd. “isolamento social”. Di conseguenza, volendo mantenere un controllo “soft” sul piano alimentare, mediante riduzione o attenta limitazione di determinati alimenti, dannosi al nostro organismo, sarebbe opportuno ridimensionare anche l’assorbimento delle informazioni, per ovviare al rischio di incorrere nel fenomeno dell’ “Obesità Mediatica”.
L’arma di cui disponiamo è la sola “Dieta dell'Informazione”. Tale concetto è stato introdotto per la prima volta da Clay Johnson, secondo il quale, i consumatori dovrebbero assumersi la responsabilità del tipo di informazioni che “consumano”, esattamente nello stesso modo in cui, razionalmente, effettuano le loro scelte alimentari. In sostanza, i cittadini dovrebbero adottare una “dieta dell’informazione”, esponendosi responsabilmente alle informazioni.
Nella specificità dell’attuale situazione (crisi da Coronavirus), alcune persone trascorrono molto del tempo a loro disposizione, nella dispendiosa ricerca di informazioni correlate al Covid-19, attraverso molteplici canali virtuali (Web, blog, social media, televisione), piuttosto che svolgere attività ricreative, di gran lunga più benefiche per il mantenimento di un equilibrio psicofisico. A tal proposito, sarebbe opportuno orientare i cittadini verso una giusta educazione sanitaria e motoria, su consultazione di esperti del settore.
Prof. Michele Placì
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